La scena ripercorre il corrispettivo brano evangelico e ci presenta il Cristo, inginocchiato su una roccia affiorante dalla terra e con lo sguardo, implorante, rivolto al Cielo mentre un Angelo, seminascosto dalle fronde di un ulivo, a simbolo dell'intero Getsemani, Gli porge l'amaro calice del sacrificio.
Il popolo, sintetizzando, la chiama comunemente "Cristo all’orto" ed è una statua che si lascia apprezzare per alcune peculiarità che le altre non possiedono.
Innanzitutto la veste che si ammira in tutta la sua interezza e che, mutuata dalle pieghe e dalle forme del corpo, ci trasmette un’idea di tessuto, damascato d’oro, così tangibile da sembrare vero.
Se poi, a questa, si aggiunge la particolarità di un albero che si riveste - in occasione della processione - di vere fronde di ulivo, cariche del loro frutto e l'espressività di un viso che sembra veramente immerso nella lacerante richiesta dell'importante concessione divina, il risultato che si ottiene diventa di un realismo impressionante.
Il simulacro in questione, però, non è quello originale. Pur perfettamente integrato nel gruppo, del quale riproduce sia le colorazioni che le espressioni e le sembianze identiche del viso, fu rifatto, nel 1858, dal napoletano Gaetano La Rocca in sostituzione del precedente distrutto dal tarlo e dall'umidità.
In processione, la statua del Cristo all'orto è affidato ai portatori della Confraternita di Maria SS. Assunta in Cielo.
Il popolo, sintetizzando, la chiama comunemente "Cristo all’orto" ed è una statua che si lascia apprezzare per alcune peculiarità che le altre non possiedono.
Innanzitutto la veste che si ammira in tutta la sua interezza e che, mutuata dalle pieghe e dalle forme del corpo, ci trasmette un’idea di tessuto, damascato d’oro, così tangibile da sembrare vero.
Se poi, a questa, si aggiunge la particolarità di un albero che si riveste - in occasione della processione - di vere fronde di ulivo, cariche del loro frutto e l'espressività di un viso che sembra veramente immerso nella lacerante richiesta dell'importante concessione divina, il risultato che si ottiene diventa di un realismo impressionante.
Il simulacro in questione, però, non è quello originale. Pur perfettamente integrato nel gruppo, del quale riproduce sia le colorazioni che le espressioni e le sembianze identiche del viso, fu rifatto, nel 1858, dal napoletano Gaetano La Rocca in sostituzione del precedente distrutto dal tarlo e dall'umidità.
In processione, la statua del Cristo all'orto è affidato ai portatori della Confraternita di Maria SS. Assunta in Cielo.
- Testo a cura del prof. Nino Del Rosso.
- Foto a cura del dott. Franco Stanzione.
- Foto a cura del dott. Franco Stanzione.
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